L'ansia tra i banchi di scuola
Ogni cosa che facciamo e pensiamo è accompagnata da un’emozione che colora la nostra esperienza, tra le tante emozioni che possiamo provare una è l’ansia: quello stato negativo e spiacevole animato da apprensione e irrequietezza che sperimentiamo quando ci troviamo di fronte a qualcosa che per noi costituisce una minaccia che ci rende impotenti, incerti e senza controllo. Così avviene anche a scuola: quante volte ci siamo sentiti preparati ma la prestazione che abbiamo fornito è stata insoddisfacente perché l’ansia ha mischiato le nostre carte portandosi via quelle vincenti e ci ha appesantito di malessere, di agitazione e di timore. Le mani sono sudate e fredde, il cuore è in gola, si fa fatica a parlare, il respiro si fa corto, affannoso e irregolare, si farfuglia o non si dice proprio nulla, la sola cosa di cui si è certi è la grande confusione. Banchi e banchi di nebbia. Ma a conti fatti, quest’ansia che cosa è? cosa la provoca? cosa si associa a essa? come agisce? come la si può riconoscere? cosa significa? come la si può gestire? Sono queste le domande che hanno tracciato la strada nell’avanzare di questa semplice trattazione divulgativa dedicata all’ansia di uno studente, ma, essendo l’ansia trasversale a qualsiasi contesto di vita, il discorso ben presto finisce per allargarsi ed essere valido per l’ansia relazionale e sociale che si prova nello stare con le altre persone o, ancora, per l’ansia lavorativa, oppure per l’ansia dello sportivo prossimo a una competizione… insomma per tutte quelle situazioni in cui ci sentiamo osservati e valutati dagli altri o dai nostri “giudici interni”. L’obiettivo che ha guidato il nostro lavoro è stato quello di fornire semplici indicazioni volte a favorire il riconoscimento, la verbalizzazione e la gestione dell’ansia al fine di creare quel clima positivo necessario all’apprendimento scolastico e, più in generale, al porsi nella condizione più adatta per fare esperienza. E nel perseguire questo obiettivo eravamo forti nella convinzione, sicuramente ambiziosa, che questo scritto non dovesse insegnare a eliminare o a negare l’ansia, anzi, ad accoglierla, a riconoscerla e a pensarla, perché anche l’ansia, se ascoltata e compresa, ci può insegnare qualcosa.